Lo stress lavoro correlato: sintomi, prevenzione e figure professionali di riferimento

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Lo stress lavoro correlato: sintomi, prevenzione e figure professionali di riferimento

Quasi il 50% dei lavoratori europei “considera lo stress comune nei luoghi di lavoro” (Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro)[1].

La particolare situazione che stiamo attraversando dovuta alla pandemia da Covid-19, di certo non facilita le cose. Al contrario, è ancora più alto il rischio che nelle aziende e nelle diverse attività produttive si manifestino segnali di stress e burnout.

Lo studio condotto da Oracle e Workplace Intelligence ha rivelato che il 2020 è stato l’anno più stressante di sempre. Il 78% dei lavoratori intervistati ha dichiarato che la pandemia ha influito negativamente sulla loro salute mentale[2].

Altri studi hanno inoltre evidenziato che il periodo di quarantena come quello che abbiamo vissuto nei primi mesi del 2020, “diventa un fattore predittivo di sintomi post-traumatici da stress, anche 3 anni dopo” (Brooks et al., 2020)[3]. Questo vale per i lavoratori di qualsiasi settore, da quello industriale manifatturiero a quello sociosanitario e dei servizi. Come spiegato in un precedente articolo, in molti ambienti lavorativi le problematiche di stress lavoro-correlato sembrano passare in secondo piano rispetto ad altri temi.

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Invece, noi tutti dovremmo tenere in considerazione le questioni correlate allo stress come di primaria importanza. Il benessere psicofisico del lavoratore infatti ha numerose ripercussioni non solo nella vita privata e sociale, ma anche nella qualità e produttività della vita lavorativa.

Nell’articolo andremo a spiegare cosa è lo stress lavoro-correlato, come si manifesta e cosa succede se viene trascurato. Parleremo anche di come prevenire stress e burnout nelle organizzazioni lavorative. Infine accenneremo alle figure professionali di riferimento.

Definizione e sintomi dello stress

“Stress” e “burnout” sono parole ricorrenti nella nostra vita quotidiana, sui giornali e in televisione. Tuttavia, il significato di questi termini magari ci è chiaro ma quantomeno il problema viene spesso sottovalutato o addirittura non viene riconosciuto.

Lo stress è una situazione di prolungata tensione che può essere accompagnata da disturbi dai quali possono derivare svariate manifestazioni psicologiche.

Lo stress è “la risposta funzionale con cui l’organismo reagisce a uno stimolo più o meno violento (“stressor” – Vocabolario Treccani). In altre parole, è il risultato di uno squilibrio dovuto a una situazione prolungata di tensione fisica, psicologica o psico-fisica, che poi richiede numerosi sforzi da parte dell’individuo per ristabilire il proprio equilibrio.

Lo stress lavoro-correlato è dovuto al fatto che in determinate situazioni l’individuo non si sente in grado di rispondere alle richieste e alle aspettative riposte in lui. Inoltre, ci sono altri fattori che concorrono all’insorgere dello stress, come indicato nel seguente schema:

Se la situazione di stress persiste e si cronicizza, la persona entra in uno stato definito di “burnout”. Il termine italiano corrispondente è “bruciato” o “scoppiato”. Queste espressioni intendono sottolineare la gravità della situazione e la criticità di un possibile percorso di recupero.

Quali sono i sintomi dello Stress?

Innanzitutto, è bene chiarire il significato della parola sintomo. Il sintomo consiste nella presenza ricorrente di determinati “segnali” che il nostro organismo ci invia.

Alcuni sintomi dello Stress lavoro correlato sono:
– Irritabilità
– Disturbi del sonno
– Affaticamento precoce e stanchezza cronica
– Disaffezione al lavoro
– Insorgenza di errori insoliti

Lo stress lavoro-correlato non va mai considerato come un problema della singola persona, ma come una questione che riguarda anche l’azienda, sia per le conseguenze che ne derivano, sia per le cause che concorrono a determinarne l’insorgenza.

Per questo motivo è importante che tutte le organizzazioni lavorative, sia imprenditoriali sia dei lavoratori, attuino serie attività di prevenzione.

Purtroppo, il problema non è di facile individuazione da parte dei responsabili aziendali né del medico competente. La normativa emanata nel 2008 (art. 28 c.1 del DLgs 81/2008) sullo specifico tema della “Valutazione del rischio stress lavoro correlato” è stata spesso “aggirata” con risposte formalmente corrette ma sostanzialmente inadeguate. E ne pagano il costo sia le aziende che i lavoratori.

Il metodo di CPA per prevenire lo stress lavoro correlato

La prevenzione dello stress in ambiente lavorativo si basa sulla capacità di cogliere e riconoscerne i segnali. Questa capacità è direttamente proporzionale alla qualità delle relazioni interne all’organizzazione.

Per questo motivo, una cultura aziendale che è attenta sia alle competenze tecniche (hard skills) sia a quelle gestionali (soft skills) dell’intera organizzazione, probabilmente riuscirà ad impostare un’attività di prevenzione adeguata o quanto meno a riconoscere tempestivamente eventuali sintomi di stress.

In linea generale, un’azienda attenta al benessere psicofisico dei propri dipendenti, dovrebbe prevedere tre tipologie di attività contro l’insorgenza di stress:

  1. ATTENZIONE AL DIALOGO
    Prevedere momenti di dialogo, di confronto e scambio all’interno di ogni micro unità lavorativa, riguardo alla realtà che il gruppo sta vivendo per esplicitare eventuali difficoltà operative ed emotive in cui si trovano le persone.
  2. STESURA DI LINEE GUIDA
    Il responsabile aziendale, in collaborazione con il coordinatore delle risorse umane – questi due ruoli spesso coincidono nelle piccole o medie imprese – dovrebbe definire linee guida per la prevenzione dello stress e adattarle per i diversi ruoli in azienda. Queste linee guida devo tenere conto dell’operatività specifica delle persone o dei reparti (hard skills) insieme alle modalità di gestione di rapporti di ruolo (soft skills).
  3. CONDIVISIONE DELLE LINEE GUIDA
    Le linee guida devono essere comprese e condivise da tutti i responsabili delle varie unità operative previste dall’organizzazione. Questo aspetto è cruciale nella buona riuscita dell’attività di monitoraggio e prevenzione.

Cosa fare se i segnali di stress diventano più frequenti?

Qualora i segnali di stress all’interno dell’ambiente lavorativo o di un’unità di lavoro inizino ad emergere con frequenza e non più occasionalmente, è necessario innalzare il livello di prevenzione per evitare che la situazione peggiori sfociando nello stress o addirittura nella sindrome da burnout. Soprattutto in quest’ultimo caso, è necessario intervenire in modo adeguato rivolgendosi a professionisti esperti.

In primo luogo occorre verificare se quanto si sta facendo, e “il modo” in cui lo si sta facendo è coerente con i valori della cultura aziendale. Questa coerenza viene manutenuta se c’è una continua attenzione alle modalità con cui si sostengono questi valori. Sarebbe inoltre utile prevedere delle attività mirate a evidenziare tempestivamente il disagio emergente. Capire per tempo quanto sta accadendo infatti, è cruciale nello sviluppo o meno dello stress e successivamente del burnout.

Tuttavia, come detto precedentemente, la capacità di cogliere i segnali è proporzionale alla qualità delle relazioni interne all’organizzazione.

Le figure professionali di riferimento

Come ampiamente spiegato, lo stress è una problematica complessa e in quanto tale necessita l’intervento di figure professionali con una formazione che integri aspetti psicologici, sociologici ed antropologici.

Qualora un’azienda abbia individuato, o abbia anche solo il dubbio che all’interno dell’ambiente lavorativo o in alcuni gruppi possano esserci segnali di stress, dovrebbe rivolgersi innanzitutto al medico aziendale.

Coinvolgere il medico competente nella valutazione dei diversi segnali di disagio emergenti è sicuramente utile. Tuttavia è necessario tenere presente che i sintomi dello stress si riferiscono sia a problematiche fisiche che psicologiche. Quest’ultime richiedono quindi la specifica competenza di uno psicologo con una formazione non solo clinica, per essere comprese e affrontate.

Infatti, potrebbe verificarsi il caso in cui gli “indicatori oggettivi” della presenza di stress in azienda, non segnalino apparentemente dati significativi e che quindi si concluda erroneamente che lo stress in azienda sia poco significativo.

Purtroppo le cose non stanno in questi termini. L’“apparente assenza” del rischio stress è molto frequente e facilmente interpretata come elemento conclusivo della valutazione, soprattutto perché – come già segnalato – le problematiche relative al benessere/malessere psicologico sono:

  • di notevole complessità;
  • spesso hanno un periodo di incubazione molto lungo (a volte vari anni);
  • assumono sintomi “spostati sul corpo” (malattie psicosomatiche) o “spostate in altri ambiti della vita” (è tipico lo spostamento nelle tensioni familiari e/o di coppia);
  • rimangono “incistate” in alcune aree aziendali, in cui producono il loro effetto negativo, senza assumere per un certo periodo le manifestazioni più macroscopiche rilevabili dagli indicatori oggettivi.

Per questo motivo, è opportuno coinvolgere professionisti come medici, psichiatri, neurologi, psicoterapeuti, psicologi e coach con una specializzazione nell’ambito della psicologia del lavoro.

Le organizzazioni lavorative – come del resto tutti gli altri ambiti della vita – hanno peculiarità e dinamiche proprie che richiedono uno studio e una conoscenza specifici.

Quindi è importante che le persone o le organizzazioni che hanno individuato questo problema siano molto attente alla scelta dei consulenti a cui rivolgersi.

“Nella cultura della nostra gente, certe problematiche sono regolarmente sottovalutate e spesso sottaciute anche al medico di famiglia.”


[1] https://osha.europa.eu/it/themes/psychosocial-risks-and-stress (ultima consultazione 13-11-2020)

[2] https://www.oracle.com/human-capital-management/ai-at-work/ (ultima consultazione 13-11-2020)

[3] Brooks, S. K., Webster, R. K., Smith, L. E., Woodland, L., Wessely, S., Greenberg, N., & Rubin, G. J. (2020). The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence. The Lancet.

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