Stress e Burnout al tempo del COVID-19

Home / Senza categoria / Stress e Burnout al tempo del COVID-19
Stress e Burnout al tempo del COVID-19

Le drammatiche vicende di questi giorni stanno riportando all’onore delle cronache alcune parole dimenticate, forse troppo velocemente.

Molte aziende, dirigenti e dipendenti di vario livello, stanno amaramente riscoprendo l’importanza di queste parole che, guarda caso, ricorrono a termini di lingua inglese per esprimere concetti ben presenti anche nella nostra realtà.

Questo purtroppo vale in questi momenti, soprattutto per le persone del settore sanitario, come gli ospedali e le RSA.

Sicuramente, ricorrendo a internet si trovano le “corrette definizioni” di tali termini, ma la nostra esperienza di formazione e di consulenza in vari settori aziendali e sanitari, ci ha mostrato quanto facilmente le problematiche connesse a tali temi siano considerate secondarie, o addirittura ovvie e quindi non meritevoli di particolare attenzione. Si potrebbe quindi conseguentemente affermare che lo stress in azienda sia poco significativo.

Purtroppo le cose non stanno in questi termini, perché l’ “apparente assenza ” del rischio stress è molto frequente e facilmente interpretata erroneamente come elemento conclusivo della valutazione soprattutto perché,  come già segnalato, le problematiche relative al benessere/malessere psicologico sono:

– di notevole complessità;

– spesso hanno un periodo di incubazione molto lungo (a volte vari anni);

– oppure assumono forme “spostate sul corpo” (malattie psicosomatiche) o “spostate in altri ambiti” (classico lo spostamento nelle tensioni familiari e/o di coppia);

– oppure, come credo sia avvenuto in varie aziende con cui abbiamo lavorato ,  rimangono “incistate” in alcune aree aziendali, in cui producono il loro effetto negativo, senza assumere per un certo periodo le manifestazioni più macroscopiche rilevabili da quelli che vengono definiti  “indicatori oggettivi”.

Nella cultura della nostra gente certe problematiche sono regolarmente sottovalutate e spesso sottaciute anche al medico di famiglia.

È quindi da non prendere per conclusivo nemmeno il dato emergente dal confronto con il Medico Aziendale, che spesso non evidenzia situazioni o episodi di qualche rilevanza, né sul piano strettamente medico (disturbi psicosomatici) né sul piano comportamentale (es.: situazioni o episodi di abuso di alcool o di sostanze psicotrope).

A titolo di suggerimento per chi fosse interessato ad approfondire almeno un po’ questi discorsi,  riprendo un passaggio di un corso di formazione per RLS:

 Temo che queste “trappole” possano essere scattate non solo per qualche RSPP o RLS, ma anche per alcuni titolari d’azienda, dirigenti, responsabili HR e operatori vari.

Aggiungo altre diapositive per approfondire la riflessione: